12 gennaio 2010: una data indimenticabile per tutto il mondo, non solo per noi in Haiti. Questa data ha segnato uno spartiacque nella storia recente. Qui da noi si dice sempre "prima o dopo il terremoto". Ogni famiglia nel Paese è stata toccata dal lutto, perché tutta Haiti ha familiari, amici o conoscenti nella capitale. La capitale ha racchiuso per anni tutto ciò che è centrale nella vita del Paese, e tutti, dalle province, vanno in capitale, continuano ad andare ancora oggi.
Questa data è marcata in ognuno di noi non solo per il trauma vissuto, ma perché la catastrofe che abbiamo vissuto si sta prolungando. All'uscita nord della capitale c'è una fossa comune dove sono stati raccolti i resti di 100.000 persone in quell'evento. Questa zona, questo sacrario, come tante altre zone, è nelle mani dei banditi. Tutta la nostra capitale, tutto il nostro Paese sta vivendo una catastrofe umanitaria senza precedenti e non dichiarata, nascosta, oso dire, dal resto del mondo.
Noi viviamo in uno dei Paesi della "terza guerra mondiale a pezzi", così definita dal nostro Papa Francesco. Per favore, non dimenticateci. Questa catastrofe umanitaria che stiamo vivendo, e che racchiude in sé tutti gli aspetti di una vita sociale, di una vita umana, non deve essere dimenticata. Parliamo di una catastrofe alimentare, una catastrofe di sicurezza, una catastrofe in cui il cittadino, la persona, perde ogni valore davanti alla violenza e agli abusi di chi cerca il proprio beneficio in queste situazioni.
12 gennaio 2025: stiamo vivendo, a 15 anni dal terremoto, una catastrofe enorme, nascosta e continua. Per favore, non dimenticate Haiti.
Dal dolore di ieri a quello di oggi: non rinunciamo a cercare i segni di speranza, anche grazie alla resilienza del popolo Haitiano. Con gli occhi della Fede crediamo in un futuro possibile, fatto di ricostruzione e nuove possibilità.