Mawouj, 21 marzo 2024
Cari Amici,
anche Jeff, David e Wilkens sono dovuti scappare, come i migliaia che in questi giorni hanno lasciato le proprie case, scappando dagli spari sempre più vicini delle armi di grosso calibro in mano ai banditi.
Sono scappati dopo aver atteso per ore in casa, e, per evitare le pallottole vaganti, si sono nascosti sotto i letti, lontani dalle finestre, come in queste settimane continuano a fare in Port-au-Prince migliaia di persone semplici: donne, uomini, bambini, anziani, malati, disabili… Grazie a Dio il luogo in cui hanno trovato rifugio non era lontano, già scelto a tavolino nel nostro piano di emergenza: lo spazio cintato e protetto dei padri scalabriniani, che hanno aperto le loro braccia per accoglierli, pur sapendo di non poter garantire completamente neppure se stessi.
L’anormale normalità di Port-au-Prince
Dopo due giorni di spari furiosi, la situazione del loro quartiere è ritornata alla sua degradata anormale normalità, con solo qualche sparo, quasi nessuna persona per bene per strada, ma parecchi banditi che ostentano le loro armi da guerra e chiedono pedaggi a coloro che sono obbligati a spostarsi. Una tregua ipocrita, una finta calma, apparente, come da anni siamo abituati a subire, in cui per il solo fatto che non ci sono battaglie in corso, la gente si è abituata a vivere comunque, nascosta o, comunque, nella prudenza estrema, per riuscire a cercare di arrivare a domani.
In questi giorni gli scontri violenti si sono concentrati in altre zone della città alta, dove la gente conta al mattino decine di cadaveri sulle strade. Membri di gang? Regolamento di conti? Scontri fra polizia e banditi? Non si capisce ancora. Decine di corpi a terra. Violenza e combattimenti, terrore e morte continuano in una situazione di stallo, mentre la soluzione politica, diplomatica, che si cerca a tavolino, non c’è ancora e non si sa se ci sarà mai.
Le armi in mano ai banditi delle gang - fra loro si chiamano soldati, non banditi - non sembrano mai mancare di munizioni. È circolato un video prodotto e interpretato da Izo, il capogang che ha utilizzato la tecnologia dei droni per attaccare il penitenziario nazionale.
Nel video c’è la presentazione del suo corpo specializzato di combattenti, un miscuglio di ostentazione di armi moderne da guerra, di arroganza estrema e di narcisismo, voluto per incutere terrore e per affascinare malignamente i giovani più fragili. Armi nuove, mitragliatrici, blindati, uniformi tattiche. La polizia, quello che rimane della polizia, non ha in dotazione nemmeno lontanamente niente di simile.
Notizie da David, Jeff e Wilkens
I miei ragazzi, dopo due giorni sono ritornati a casa. David, rischiando, è riuscito a garantire gli approvigionamenti per qualche settimana e adesso con Jeff e Wilkens sta seguendo la situazione, in continuo contatto con i padri scalabriniani e con noi qui.
Ciò che abbiamo vissuto in questi giorni, la separazione forzata, lo stress, la paura per i cari lontani, le enormi difficoltà di comunicazione, è ciò che vivono in questi tempi tutte le famiglie di Haiti. Tutti hanno tante, tante persone care a Port-au-Prince, ragazzi che desideravano riuscire a studiare in scuole migliori, giovani alla ricerca di un lavoro per prendere finalmente slancio nella vita, uomini e donne che cercavano un lavoro per sfuggire agli stenti della provincia, i malati che speravano di trovare ospedali e medicine.
La Pace è possibile
Mi hanno chiesto dall’Italia se io credo veramente che in questa situazione, in questo paese, la pace sia possibile. Se in questo caos, questa anarchia maligna, questo apparente trionfo del male e dei signori della guerra conosciuti o nascosti, io credo veramente che la pace sia possibile.
La Pace è possibile. Noi siamo costruttori di Pace. Intorno a noi possiamo costruire la Pace. Il centro di Aksyon Gasmy a Mawouj è un’oasi di Pace e i nostri bambini disabili, i più fragili della comunità, ne sono il cuore. Ma non è solo questo.
Se dico che la Pace è possibile è perché sono circondata da uomini e donne che desiderano Pace. Chi vive in un paese in guerra anela alla Pace, la desidera con tutte le sue forze. Ma non è solo questo.
I genitori dei nostri bambini, i contadini, la gente semplice di estrazione qualsiasi, gli uomini e donne onesti che combattono per dare ai loro figli una vita migliore, sono loro il vero popolo haitiano. Sono loro i veri combattenti, i veri eroi di Haiti, loro che non impugnano armi, ma che si spaccano la schiena per lavorare i campi e dare cibo ai figli. Sono loro che in questo momento di sofferenza estrema rappresentano la vera Haiti. Loro sono il cuore che batte di Haiti.
Haiti è viva e vuole vivere e vuole Pace e questa mia gente nel nascondimento della propria vita, attraverso le sue azioni cariche di umanità e di fatica, insuperabili in dignità, lo proclama più forte delle azioni violente di chi semina terrore e morte.
A tutti chiedo per favore di ricordarci nella preghiera, invocando insieme e con fiducia il Signore Gesù, Principe della Pace, perché ci aiuti a costruire questa Pace possibile. Maria, Madre Amata, Madre del Perpetuo Soccorso, Regina della Pace, ci conduca nel cammino e ci protegga.
Tutti con Haiti: un giorno di preghiera il 22 marzo
Il Consiglio episcopale dell’America Latina e dei Caraibi (Celam), la Confederazione dei religiosi dell’America Latina e dei Caraibi (Clar) e la Caritas dell’America Latina si uniscono per indire una giornata di preghiera per lo Stato caraibico.
Venerdì 22 Marzo 2024 siamo tutti invitati a pregare insieme!
Maddalena ci ha scritto:
Dovunque siate, la vostra preghiera salirà al Signore e sarà intercessione per la pace. Ovunque sarete, saremo insieme.