Haiti, una crisi umanitaria silenziosa
La realtà drammatica di un paese in balia delle gang, oltre le fake news e l'assenza di informazioni
Attenti alle fake news. Se sentite dire che ad Haiti la situazione è migliorata, per favore, non credetelo. Sappiate che non è vero.
Attualmente l’aeroporto della capitale è chiuso: per tre mesi sono stati vietati tutti i voli, sia internazionali che nazionali, da e per Port-au-Prince. Le ambasciate di Francia, Stati Uniti, Messico, Repubblica Dominicana e Brasile sono chiuse a tempo indeterminato, e i banditi delle gang che hanno il paese in mano da marzo, quando si sono coalizzate, hanno ripreso la presenza armata sulle strade, con sparatorie che si concentrano soprattutto in alcuni quartieri della capitale, nelle zone dell’entrata nord di Port-au-Prince, nella zona dell’aeroporto, e in zone strategicamente scelte per attanagliare comunque tutta la città.
I banditi sono rimasti silenziosi per qualche mese, come per un accordo non dichiarato, e, molto semplicemente, sono riapparsi, dopo un comunicato congiunto dei loro capi fatto arrivare a tutta la popolazione attraverso i vari social (di cui sono continui protagonisti, veri e propri influencer del male), per manifestare a chi lo avesse sottovalutato, che sono loro i veri padroni del paese.
Instabilità Politica e Corruzione
Il consiglio presidenziale di transizione è in difficoltà enorme a causa di accuse terribili di corruzione e divisioni interne che rispecchiano le posizioni inconciliabili delle varie presenze della povera società hait
iana che i consiglieri rappresentano. Nei primi 9 mesi dell’anno le organizzazioni internazionali che si preoccupano di tenere sotto osservazione la situazione umanitaria del paese hanno riportato 4.900 morti, vittime delle gang, ovvero circa 20 vittime al giorno. Nello stesso periodo sono più di 700.000 gli sfollati interni, che scappano dalle loro case a causa di questa stessa violenza, con più di 12.000 fuggitivi registrati nelle ultime settimane. Il 50% di sfollati sono bambini. Negli ultimi mesi il terrore legato alla presenza attiva dei banditi si è allargato non solo alla zona della capitale, ma anche alla regione centrale del paese, l’Artibonite. L’insicurezza regna ovunque, gli spostamenti interni sempre estremamente rischiosi, difficili e costosi. Dalla Repubblica Dominicana sono stati rimpatriati forzatamente più di 60.000 haitiani dal mese di ottobre. Questo provvedimento, denunciato da tutte le presenze che difendono i diritti dell’uomo e dei rifugiati, ultimamente è stato denunciato anche dai gesuiti che si occupano da anni dei migranti haitiani e dei loro problemi.
Una Prigione a Cielo Aperto
A causa della situazione internazionale, in questo momento Haiti è una grande prigione a cielo aperto, dove la gente cerca di scappare alla violenza, senza godere del diritto di cercare legalmente rifugio in paesi dove non c’è la guerra. Non ci sono frontiere aperte con la vicina Repubblica Dominicana e cercare altre vie di uscita è praticamente impossibile. La presenza della forza multinazionale in appoggio alla polizia locale è ancora troppo esigua, simbolica direi, e comunque assolutamente invisibile. In questa situazione i dati relativi a malnutrizione e fame che sono stati resi pubblici negli ultimi giorni, parlano di 50% della popolazione (5.4 milioni di persone) in stato di emergenza alimentare. In pratica non hanno cibo a sufficienza.
Servire i Più Vulnerabili nella Crisi
In questo momento così terribile noi, nel nostro piccolo e nella concretezza della realtà rurale e isolata nella quale viviamo, continuiamo con tutte le nostre forze a servire i più vulnerabili. Scuola speciale per i nostri bimbi, fisioterapia, assistenza medica e alimentare, tutto organizzato e portato avanti con sforzi enormi. Ma siamo al sicuro. I nostri ragazzi a Port-au-Prince, David e Wilkens, stanno garantendo una presenza splendida in capitale, in una delle zone più a rischio. Grazie a loro, nella casa della comunità Papa Giovanni XXIII con cui è portata avanti una collaborazione esemplare, ospitiamo una nostra giovane ipovedente che frequenta le scuole superiori nell’unico istituto abilitato per le sue necessità e le mamme con bambini che hanno bisogno di cure negli ospedali della capitale. Attualmente, custoditi dai nostri ragazzi, abbiamo una giovane mamma ed un bimbo di 2 anni a cui la settimana scorsa, proprio a Port-au-Prince, nell’ospedale Foyer Saint Camille, è stata diagnosticata una tetralogia di Fallot. Nella casa di accoglienza David e Wilkens seguono anche i ragazzi più vulnerabili della zona, organizzando per loro, quando la situazione di sicurezza lo permette, pomeriggi di studio e di giochi.
La Chiesa continua la sua Missione
Noi siamo chiesa in missione e la chiesa è presente, non ha paura, i missionari restano a fianco della popolazione. Sabato 26 ottobre i banditi di Barbecue, il capo della coalizione di gang che da marzo ha in mano il paese, sono penetrati in una delle case delle suore Missionarie della Carità, la prima delle loro comunità in Haiti, fondata dalla stessa Madre Teresa nel 1979, penetrando nell’ospedale, costringendo all’evacuazione immediata dei malati, saccheggiando, svuotando e bruciando tutto, anche la semplice casa delle suore. Erano 47 anni che queste missionarie, sempre presenti nei luoghi in cui la gente più soffre, servivano la popolazione locale ricoverando gratuitamente circa 1.500 malati all’anno, terminali e no, di solito quelli rifiutati per vari motivi dagli altri ospedali, e ricevendone circa 30.000 all’anno negli ambulatori per prestazioni mediche gratuite. Le suore sono incolumi, i malati sono stati lasciati uscire senza usare loro violenza, tutto il resto è andato perduto.
Le suore sono state accolte in un altro dei loro conventi, non lontano da dove viveva sr. Luisa Dell’Orto, la missionaria piccola sorella del Vangelo, Nuova Martire, uccisa il 25 giugno 2022. Il convento depredato e bruciato è nello stesso quartiere dove è stata uccisa sr. Isa Sola, religiosa spagnola della congregazione Gesù e Maria, il 2 settembre 2016.
Se sentite dire che la situazione ad Haiti è migliorata, per favore, non credetelo. In questi anni di buio continui ad essere il Signore Gesù la Luce che illumina le nostre vite.
Questa newsletter è un aggiornamento dell’articolo pubblicato su Il cittadino del 7 novembre 2024.